Oh amis pittor (Ambrogio Maria Antonini)     

Le due luci - dipinto di Ernesto Pirovano

Testo originale Traduzione letterale 

 

 Oh amis pittor

 

Oh amis pittor, che in vun di tò bèi quader

T'hee picciuraa ona lampeda a petròli

Che inciodada a on travett,

La sbassa la soa lus sora on liber avèrt,

In d'on ambient de pas, limpid e quiètt,

Me ven de domandat:

Se l'è sto liber

Che gh'è lì sòtta al ciar?

Donca dubiti pù!

La carta, già se sà, la ciappa tutt,

Ma ti, in dispart, te n'hee picciuraa trii...

Tant el bèll come el brutt...

Hinn i quatter Vangeli de Gesù!

 

La lampeda sospesa

L'è tant ben pitturada

Che par fin de sentì

Del sò odor la taffiada...

Me senti a spongignà coeur e memoria...

No gh'è come la nasta

Per cuntà sù ona stòria!

 

Oh amico pittore

 

Oh amico pittore, che in uno dei tuoi bei quadri

hai dipinto una lampada a petrolio

che inchiodata ad un travetto,

abbassa la sua luce su di un libro aperto,

in un ambiente di pace, limpido e quieto,

mi viene da chiederti:

che cos’è questo libro

che c’è lì sotto la luce?

Dunque non dubito più!

La carta, già si sa, accoglie tutto,

ma tu, in disparte, ne hai dipinti tre …

tanto il bello come il brutto …

sono i quattro vangeli di Gesù!

 

La lampada sospesa

è così ben dipinta

che sembra fin di sentire

la zaffata del suo odore …

Mi sento punzecchiare cuore e memoria …

Non c’è come l’odorato

per raccontare una storia!

 

Commento

Ambrogio Maria Antonini è stato un grande amico del pittore Ernesto Pirovano , come si vede dal testo che riproduciamo di seguito e che abbiamo avuto dalla Famiglia.

"Ernesto Pirovano nel 1924-25 si trovava in Firenze svolgendo ivi il servizio militare come infermiere. Ambrogio Maria Antonini in un suo vivido testo, scritto in occasione della prima mostra postuma (1975), ricordava:
Nella prestigiosa Firenze io ed Ernesto ci trovammo spontaneamente uniti in una amicizia che era destinata a non avere più fine. Sotto la dura divisa del soldato aveva scelto l'infermeria, per esprimere tangibilmente l'alito del suo amore per il prossimo di sincera espressione evangelica, nella spinta di essere utile, nell'orgoglio di essere qualche volta anche necessario. Ma non tralasciava il pennello. In una cameretta del Borgo Santo Spirito dipingeva una pala dedicata al grande Dottore della Chiesa Agostino, ed io infilavo i paramenti e mettevo la mitra per fargli da modello. [...] Nel mondo inifinitamente forte e soave dei colli fiorentini Ernesto Pirovano trovava la ragione della sua pittura e per fermare un tramonto tra i pioppi dell'Arno oltre porta San Niccolò, scontava la passione con giorni e giorni di consegna, che poi riusciva a ridurre cedendo i prodotti all'ufficiale superiore responsabile. Ogni quadro era un entusiasmo poetico, una espressione filosofica concreta, tangibile niente affatto cervellotica o sottintesa; con in tasca il permesso termine spettacolo teatrale su un sentiero di Porta San Giorgio, concitatamente dipingeva due cipressi nella notte lucida, fermando tre stelle del firmamento, ed io gli tenevo la cassetta e la lampada, collaborando così al suo intento spronato da una feconda raffinatezza spirituale ...
Quanti quadri Ernesto Pirovano dipinse in Firenze in quegli anni? Non lo sappiamo. Ma Antonini nel suo testo ricorda di tenere alle proprie spalle il quadro Prime ed ultime ore. Alcune vecchiette si recano a pregare all'alba nella chiesa di Bellosguardo: dopo la morte dell'avvocato Antonini questo quadro è andato disperso. E a noi piacerebbe ritrovarlo, come ci piacerebbe ritrovare gli altri quadri dipinti in Firenze in quegli anni."

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