Pietro Friggi 

 

Profilo biografico Opere

 

Il cognome Friggi, in realtà, era in origine De Frigidis, prima cioè che venisse erroneamente trasformato a causa di un errore di trascrizione anagrafica e derivava dalla professione di coloro che producevano il ghiaccio.

L'amica Elena Fiorentini mi ha gentilmente procurato, con la collaborazione dello zio Elio (classe 1912), figlio del noto personaggio, la documentazione e del materiale che ricordano la versatilità e la notorietà del suo nonno Pietro, cantante lirico (basso), pittore e poeta.

 

Ho così la possibilità di farlo conoscere in questa sede, in quanto anche poeta in vernacolo.

 

Pietro Friggi, è nato a Motta Visconti, in provincia di Milano, il 29 settembre 1885, ed è morto a Milano il 7 aprile 1948, colpito da improvviso malore sulla scalinata della Stazione Centrale di Milano mentre, di ritorno da Savona dove la sera prima aveva cantato nella “Forza del destino”, attendeva la coincidenza per Motta Visconti.

 

Motta Visconti, era un antico borgo adagiato nella campagna della bassa milanese, ora appartenente al parco del Ticino. Qui Pietro Friggi aveva trascorso felicemente l’infanzia, tra i nonni, i genitori e gli zii, figlio maggiore di otto fratelli,

 

Lì, in quegli anni, la poetessa Ada Negri ricopriva la cattedra di insegnante e anche il piccolo Pietro fu suo allievo in prima elementare.

 

A tredici anni Pietro si trasferisce a Milano, ospite della famiglia della Contessa Maria Suardo per poter frequentare l’accademia di Brera. 

 

Dal suo diario:

 “…gli anni d’Accademia [cinque], valsero ad affinarmi un po’ l’animo rusticano, apprendendo quell’ educazione che si acquisisce solo con il contatto dei professori insegnanti durante le lezioni.”

 

I buoni risultati ottenuti durante il terzo anno, in particolare per lo studio della prospettiva, lo esonerano dalle tasse.

Nello stesso anno cantando durante le gite, si accorge di avere una voce dal timbro baritonale; gli amici lo incitano a farsi sentire; e viene ascoltato da Arturo Toscanini, che  lo incoraggia ad intraprendere gli studi del canto. E, nello stesso anno, 1904, il prof. Bignami lo presenta al Conservatorio di Milano, dove ha poi studiato con il maestro Emilio Piccoli, di cui diventa l'allievo prediletto.

 

Interessante anche la sua produzione artistica e pittorica che, nei momenti di maggiore difficoltà, ha rappresentato una sicura fonte di guadagno, dato che si spesso si era ritrovato a vendere le sue bellissime tele. Al Castello Sforzesco di Milano sono addirittura conservate 16 tavole, disegni a penna appartenenti alla raccolta Bertarelli, cui è possibile accedere.

 

Partecipa alla prima guerra mondiale dal 1915 al 1917 e si ammala gravemente tanto da dover essere ricoverarlo alla Missione Americana a Treviglio, presso la quale probabilmente incontrò anche Ernest Hemingway.

E vent'anni dopo si ritrova nuovamente al centro di un'altra guerra, esercitando però la sua professione di cantante d'Opera.

Il suo paese natale gli ha intitolato una via e gli ha dedicato un libro.

 

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