Giovanni Luzzi

 

Profilo biografico Opere
 

Nato nel 1901 da  famiglia di antica origine emiliana, muore a 92 anni nel dicembre del 1982.
Avvocato di fervido ingegno e studioso di psicologia giudiziaria.
Dice di lui il Prof. Pier Gildo Bianchi:
"Era un uoimo piccolo, estroso, vivace, collezionista arrabbiato di ex-libris, di figurine Liebig, di divise e cappelli militari, di stampe e di libri antichi, sempre però disordinato, affannato per i suoi molti impegni dei quali non prendeva nota, sovrapponendoli e confondendoli...
Si dedicava anche alle arti figurative (pittura e scultura) oltre che alle lettere. Sono suoi alcuni lavori teatrali: L'aria del dopoguerra, Legna e carboni, vedova Ballabio, L'avocatt di lader e scritti di cronaca e di storia in parte romanzate come Il giallo della stretta Bagnera, la ricerca scientifica su Il vero castello dell'Innominato manzoniano, identificato con Francesco Ferdinando Visconti, che aveva la sua residenza milanese in Palazzo Visconti al trivio tra via Circo, Via Cappuccio e via Lanzone; Letteratura milanese dalle origini al Porta (in collaborazione col Prof. Claudio Beretta)."

In vernacolo milanese ha pubblicato i libri di versi
Ai temp di caròtol e del baston, (in collaborazione con Guido Bassi) - Ed.Zanoli, Milano 1945
Milan di poveritt - Ed.Zanoli 1958
I cinquanta sonett del Pedrin Pepiatt -
Milan e poeu pù (1978)

e testi in prosa come:
Parla el Luisin Tassista (in collaborazione con Luigi Carcano) e la traduzione recitabile di tutti i colloqui più famosi de "I Promessi Sposi".

Altri scritti:
Uomini in pena (1943 - il suo primo libro dedicato all'ambiente dei carcerati ed al loro gergo),
 La sciostrera,
 Insci parla la mala (dizionario),

Scritti sull'Autore (recensioni varie)

Uomini in pena (1943) - dal Corriere della Sera -

"II Luzzi avvocato ha escogitato una specie di viaggio dantesco nel mondo della Giustizia terrena che gli serve da filo conduttore per descrivere tipi ed episodi con tocco leggero, si direbbe tipicamente panziniano. II carattere documentario dell'opera ti da la sensazione che nulla è inventato e fa si che il libro si legga di un fiato; e questo non è merito da poco. Particolare interesse scientifico hanno gli ultimi capitoli in cui l'autore ci introduce nel mondo sotterraneo della malavita senza rinunciare per questo al solito tratto di ironia che gli serve qui per mantenere il distacco della materia sordida e repellente; e spesso non riesci a comprendere se egli sorrida degli uomini o delle istituzioni." (Amedeo Lasagna)

Il giallo della stretta Bagnera (1972) - dall'Eco di Bergamo -

"Giovanni Luzzi ha passioni di artista non indifferenti tanto è vero che dal volume in questione spira aria di eccellente scelta narrativa. Lettore sicuramente di Alessandro Manzoni, del quale ben conosce il corso della prosa, usa la stessa maniera lombarda scorrevole e piana, lontana da atteggiamenti di troppa bravura sempre stucchevoli per stranezza di scrittura. Giusta nelle pagine la descrizione dell'ambiente ambrosiano di epoca asburgica, anzi sembra quasi che il Luzzi ne abbia conosciuto gli aspetti più reconditi. Egli penetra nei luoghi della tragica vicenda muovendosi da conoscitore oltre modo informato. Palazzi, strade, case e vicoli balzano perfetti nelle loro indimenticabili strutture. I suoi personaggi escono vivaci e solidi soprattutto veri e senza rigonfiature. Conquista quel suo sbriciolare il pensiero con metodo ricco di astuzia non mai orbo di moti-vazioni severe pur nella cosciente umanita. Si consolida nella lievità del contesto storico-letterario dell'opera, e di continuo, l'acume di un osservatore sapiente al quale in un futuro anche prossimo non mancherebbero i talenti di un romanziere lindo e capace."

I cinquanta sonett del Pedrin Pepiatt (1976) di Giovanni Luzzi e Guido Bassi- da La Martinella -

"Il Pedrin Pepiatt racconta in rima sullo sfondo procelloso della Milano "fine ventennio" ed inizio gonfio di speranze, presto deluse, del dopo-guerra. II personaggio popolaresco ci richiama alla memoria l'illustre precursore portinaio Gioannin Bongee con talune ingenuità congenite, taluni soprassalti di generosità e certi vani sfoghi di buonsenso. Ma soprattutto ci riporta al tormentato clima politico del primo ottocento milanese, tanto vero che "nihil sub sole novi". Taluno dei sonetti ha forza ed incisività non comuni. Cito fra gli altri "Mort d'ona portinara" e "Miracol in cantina".(Cesare Mainardi)

La sciostrera e L'aria del dopoguerra (commedie dialettali in 3 atti di Luzzi e Bassi)- da La Martinella -

"Due novità al Teatro della Basilica... scritte entrambe da Guido Bassi e Giovanni Luzzi noto penalista del Foro milanese e poeta di talento. Interpreti: un complesso di valenti attori della disciolta compagnia Bonecchi. Nella prima parte di Rosetta Crivelli, la sciostrera era sostenuta da Wanda Pratesi. Gli autori hanno manifestato sicurezza tecnica e una vena di comicità ben proporzionata alla lievità della trama e con un vago accenno al grottesco specie nell'ultimo atto con la scena del tentato suicidio della protagonista delusa in amore. L'altra commedia, "L'aria del dopo-guerra", ha viceversa un fondo maggiormente pensoso. Crediamo che i due autori siano per essere una fonte pregevole per il teatro milanese moderno. Le Compagnie dialettali facciano attenzione a Luzzi e Bassi che ci auguriamo di rivedere su maggiori scene. Sono gli unici che in questi ultimi anni hanno portato davvero novità nel repertorio". (Emilio Guicciardi)

 

POEMETTI

SONETTI
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